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Amarone Ca’ Pigneto, un vino come atto d’amore del grande chirurgo per la Valpolicella by Giuliano De Risi

L’intuizione venne tanti anni fa nel corso di una cena in un elegante ristorante negli USA. Un giovane chirurgo italiano che si trovava a Houston per la specializzazione in chirurgia cardio-vascolare decide di concedersi il lusso di un pranzo per festeggiare il compleanno della moglie. All’arrivo del conto l’amara sorpresa, quella bottiglia di Soave che aveva suggellato un atto d’amore, gela gli animi, il prezzo era altamente spropositato. Passano anni, il chirurgo è andato a abitare a Ca’ Pigneto, una bellissima villa ereditata dalla moglie in quel di Negrar nel cuore della Valpolicella, la zona collinare che precede l’inizio delle Prealpi Veronesi, terra rinomata fin dai tempi di Roma antica per la viticoltura.

La casa è un antico convento del ‘600 riattato a villa padronale con una vista mozzafiato a 360 gradi che spazia da Verona al Lago di Garda, circondata da un parco secolare e da ampie distese di prati che, come un anfiteatro digradano per ettari a dolci terrazzamenti verso Verona, esposte a mezzogiorno. Il chirurgo, Carlo Adami, oramai affermato come uno dei più brillanti specialisti, a livello non solo italiano ma internazionale, di chirurgia mininvasiva endovascolare, brevettando in Italia e in Europa le prime innovative tecnologie chirurgiche che hanno dato inizio ad una nuova era nel campo della chirurgia endovascolare e che hanno contribuito a salvare molte vite umane, è per vocazione e per professione abituato a guardare sempre oltre le apparenze delle cose e sempre in avanti. Nelle sue passeggiate mattutine nel vasto parco della residenza realizza che quei prati, per la loro conformazione geomorfologica, per le caratteristiche pedoclimatiche del terreno, per l’azione degli agenti che li hanno modellati, nascondono un tesoro nascosto sotto i suoi piedi. Una ricchezza di storia, di cultura, di territorio.

Lo avevano capito già i romani, che qui avevano impiantato vigneti che producevano un vino intenso, il Recioto dal sapore particolare. Catullo parlava di “calices amariores”, più tardi Cassiodoro di un “recchiotto amaro” e la viticoltura è stata per secoli l’attività principale dei contadini di queste parti. Poi in tempi ben più recenti capitò che nel 1936, il responsabile della cantina sociale Valpolicella che per caso si era imbattuto in una botte di recioto, dimenticata in un angolo, per pura curiosità ne aveva assaggiato il contenuto, ed era rimasto stupefatto dal vino che si era prodotto: ”questo non è un amaro, è un Amarone”. Ci vollero ancora anni per perfezionare questo nuovo patrimonio enologico della Valpolicella, finchè nel 1968 si giunse all’approvazione ufficiale del primo disciplinare di produzione e al riconoscimento della DOC delle diverse tipologie inserite nella denominazione “Valpolicella”, “Valpolicella Ripasso”, “Recioto della Valpolicella” e “Amarone della Valpolicella”.

Il ricordo di quel vino pagato a caro prezzo e la folgorazione di quella bella camminata mattutina, non ebbero un seguito immediato. Adami era ormai un professore di fama internazionale impegnato su diversi fronti, chirurgici, di ricerca, di studi, di partecipazione a congressi internazionali. Ma il tarlo aveva cominciato a rodere nel suo cervello. Quella terra, magica, poteva produrre frutti straordinari era quasi una offesa alla sua memoria lasciarla lì solo in funzione estetica e di godimento della villa, una mancanza di rispetto per quello che poteva offrire nell’ideale collegamento con la sua storia millenaria. Fondamentale fu l’incontro con grande enologo della zona G.C.Nicolis, discendente da una vecchia famiglia di vignaioli, che produceva vini eccellenti, e poi la frequentazione con alcune delle più blasonate famiglie di produttori di vino Amarone della zona come G.Quintarelli, M.Galli e S.Boni che furono prodighi di consigli.

E Adami si decise al grande passo. L’Amarone era un vino apprezzato ma ancora di nicchia. Adami ne intuì le grandi potenzialità. Non poteva certamente prevedere che nell’arco di venti anni i vini rossi veronesi avrebbero avuto la fortuna che hanno avuto, occupando da soli il 60 per cento di tutto l’export di vino rosso italiano, e che l’Amarone in particolare con i suoi morbidi tannini, il suo retrogusto di ciliegia e frutta rossa, la sua corposità suadente avrebbe conquistato una fama che lo ha portato ad essere uno dei vini più richiesti all’estero dagli Stati Uniti al continente asiatico.

Fu così che il Prof, decise di aprire un nuovo fronte nella sua vita, quello di produttore di vini pregiati Certo gli investimenti iniziali furono pesanti, si partiva da zero, si fecero anche imponenti lavori di sbancamento studiati in modo che la natura del terreno e la sua esposizione al clima mediterraneo potessero offrire alle viti la migliore armonica vitalità possibile. Certo l’impegno economico fu rilevante ma in fin dei conti, considerato quanto aveva pagato quella bottiglia a Huston, la speranza di fare un buon investimento lo incoraggiava.

A dire il vero in famiglia un po’ di scetticismo si fece avvertire. Ma Adami tirò dritto, abituato, com’è sempre stato, alle grandi sfide in sala operatoria come nella vita. E i fatti gli diedero ragione. L’Amarone di Ca’ Pigneto si fece rapidamente conoscere e apprezzare.

Oggi l’azienda ha acquisito una posizione radicata nel panorama enologico della Valpolicella. Ed è passata di mano alla nuova generazione degli Adami: Veronica, supportata dai fratelli Nicolò e Angela, ha ereditato dal padre tutto l’entusiasmo possibile a portare avanti un progetto che punta più sulla qualità che sui grandi numeri, e ha avviato una importante azione di riorganizzazione aziendale per portare avanti la produzione vinicola verso ulteriori traguardi di eccellenza, promovendola non solo in Italia, ma anche all’estero.

Dei tre vini prodotti, Amarone, Recioto e Ripasso, Amarone, l’Amarone della Valpolicella Ca’ Pigneto docg è il prodotto principe.

L’entusiasmo e l’amore per questa terra tramandato di padre in figlia c’è tutto dentro: aristocratico e accattivante vino di corpo ed elegante dal colore rosso rubino tendente con l’invecchiamento al granato con tannini importanti ma setosi e perfettamente integrati nella trama gustativa. Ha profumo intenso elegante e complesso con note evidenti di frutta matura e cuoio di amarena ciliegia marasca. Notevole persistenza gusto-olfattiva.

Luca Maroni assegnando all’Amarone Ca Pigneto il premio “Miglior vino in assoluto” nel 2015 si espresse in questi termini: ”Raro incontrare vini di questa massima concentrazione capaci di porgersi così morbidi, intensi, dolci e potenti al gusto e al profumo. Qui si ha l’eccellenza piena del frutto e delle spezie non solo quanto a reciproca equi-intensità, qui più ancora s’avverte la massima potenza e cremosità nella pura specificità d’entrambi. Un rovere di cristallina mentosità, una prugna di turgida vividità ossidativa. Qui si ha un frutto violaceo e non arancio, con il suo turgor primo ancora ben vivo. Qui l’enologia esecutiva, la qualità del frutto e del rovere di elevazione, la pulizia nello sviluppo in cantina, tutto eccelle per giungere a queste suadenze polpose di balsamiche prugne carnose. Un grande vino, di sfericità convessamente armoniosa”.
Che dire di più?
Le uve, Corvina e Rondinella, vengono selezionate e poste in plateaux dove rimangono per 3 mesi in appassimento. Durante questo periodo si ha una concentrazione di zucchero, estratto, aromi e glicerina. La pigiatura viene effettuata in Gennaio. Il vino viene messo a maturare in cantina 30 mesi in botti di rovere di Slavonia poi si passa all’affinamento in bottiglia per 6 mesi.

Si presta ottimamente all’accostamento con carni rosse grigliate che avendo una tendenza amarognola vogliono un vino fruttato, morbido, dotato di buon corpo che sappia asciugare la spiccata succosità della carne con un buon tannino e che smorzi la nota dolce con acidità e freschezza

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